Skip links

Servizio civile in Kenya: il percorso di Giorgia

Sette nuovi ragazzi sono partiti per la loro esperienza di servizio civile in Kenya, Tanzania e Zambia: qui saranno per un anno un tassello fondamentale della grande macchina che è L’Africa Chiama.
Per questo, abbiamo chiesto a ognuno di loro di raccontare la propria storia.

Mi chiamo Giorgia

Ho 24 anni e mi piace molto creare, dare forma alle cose, esprimermi manualmente ed artisticamente; adoro smontare e rimontare i pezzi di qualsiasi cosa nei modi più disparati, trovare alternative e strade secondarie non ancora battute nelle quali, molto spesso, mi perdo un po’.

Vivo in una mente e un corpo irrequieti con i quali sto cercando sempre più di convivere, sono estremamente affascinata e curiosa di tutto ciò che mi circonda, mi pongo tante domande e mi piace andare oltre la superficie. Provengo da un anno bellissimo e caotico nel quale ho avuto la possibilità di fare numerose e arricchenti esperienze che, seppur temporaneamente concluse in vista della partenza per il Servizio Civile, hanno aperto in me alcune finestre di pensiero: ho terminato un ciclo di studi triennale in Scienze dell’Educazione, lavorato nell’area della tutela minori e iniziato a frequentare ambienti artistici e politicamente attivi come il Teatro dell’Oppresso e la Murga.

Che cittadina voglio essere al di là del mio ruolo professionale? Quali cause voglio portare avanti? E come conciliare una buona dose (sempre necessaria) di spontaneità e leggerezza? Tanti interrogativi hanno iniziato ad affollare i miei pensieri negli ultimi mesi, uniti ad una consapevolezza sempre più evidente che accomuna molti ragazz* della mia età: quella di possedere grandi lacune da un punto di vista storico e politico che rischiano di frenare da una presa di posizione, alimentare la paura del giudizio altrui e, di conseguenza, una concezione individualistica, a tratti molto occidentale, che sta dilagando sempre più soprattutto tra i giovani.

Per anni non mi sono sentita parte di qualcosa di più grande, di una collettività nella quale ho recentemente scoperto possibile trovare molti punti in comune e, lungi da me correre il rischio di un’eccessiva generalizzazione, credo profondamente che questo sentire accomuni più persone, più giovani di quanto crediamo.

Ci percepiamo come singoli individui, ognuno a stretto contatto con le proprie sofferenze che spesso si auto-alimentano all’interno di un circuito chiuso che inizia e finisce dentro di sé o, nel caso dei più privilegiati, in appositi spazi psicoterapeutici. Perdiamo di vista una visione d’insieme, più ampia e forse “salvifica” di noi stessi e del mondo, dimenticandoci quanto il macro e il micro siano profondamente interconnessi e si alimentino vicendevolmente.


Nell’ottica di aprire mente e orizzonti e di fare una scelta di cittadinanza attiva, ho dunque intrapreso la strada del Servizio Civile che, tra meno di due settimane, mi porterà in Kenya, a Nairobi. Tanta gioia, paura, desiderio, voglia di decentrarmi, di entrare in punta di piedi, di creare un ponte tra il micro e il macro, di uscire da me per entrare nel mondo tenendo insieme le due parti, sempre munita di una buona e sana dose di leggerezza, delicatezza, umiltà e disponibilità a mettermi in discussione.


Giorgia

Giorgia non è partita da sola per il suo servizio civile in Kenya: leggi anche il racconto di Chiara.