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PERCHÈ SI PARTE? E SOPRATTUTTO… DA DOVE SI PARTE?

Tra maggio e giugno, 8 nuove volontarie e 1 volontario hanno iniziato un nuovo anno di Servizio Civile Universale con L’Africa Chiama.
I primi di Agosto, dopo una lunga formazione in Italia, 6 di loro sono partite alla volta di Kenya, Tanzania e Zambia per entrare nel vivo dei progetti ed affiancare a tutti gli effetti il nostro staff locale.

Tra le tante mansioni che gli operatori volontari in Servizio Civile svolgono, c’è anche quella fondamentale della testimonianza, ovvero raccontare attraverso i loro occhi e il loro stesso operato l’esperienza dell’associazione in loco, le attività e i progetti portati avanti, le storie dei beneficiari incontrati, gli eventi e i momenti salienti di cui si troveranno ad essere testimoni durante il loro anno di servizio.

Prima della partenza per le ragazze dell’estero e a fine formazione specifica per le ragazze che stanno svolgendo il servizio in Italia, abbiamo chiesto loro di presentarsi attraverso un breve articolo, così che anche chi le seguirà durante l’anno attraverso articoli, newsletter e social, possa conoscerle meglio.

Questo è l’articolo di Giada, che insieme a Beatrice e Mattia, sta svolgendo il suo servizio civile universale a Lusaka.


Ciao a tutti, sono Giada Bennardello, ho 22 anni e vengo da Comiso, un paese in provincia di Ragusa. Ormai tra meno di una settimana partirò 2024 agosto scu zambia giada beatrice shalom insieme ai miei due compagni di viaggio, Mattia e Beatrice alla volta di Lusaka, capitale dello Zambia per svolgere il mio anno di servizio universale all’estero con l’Africa Chiama.

Dal momento in cui ho preso visione di tutti i progetti di servizio civile attivi in Africa, sono entrata subito a contatto con l’associazione fanese, la quale mi ha fornito tutte le informazioni necessarie volte ad una scelta quanto più attiva e consapevole possibile del progetto. Ed è così che è stato subito amore a prima vista per il compund di Kanyama, a Lusaka, grazie al racconto delle ex operatrici volontarie in servizio, Daniela, Ludovica e Salvina, in occasione di una videochiamata organizzata da L’Africa Chiama con l’obiettivo di presentare più specificamente i vari progetti presenti in uno dei tre territori in cui l’associazione opera: lo Zambia.

Prima del colpo di fulmine devo ammettere che non è stato facilissimo orientarsi tra un’infinità di progetti. Per fortuna ho avuto la percezione sin dalla prima lettura della scheda progetto, che “Caschi Bianchi per l’inclusione delle persone con disabilità ZAMBIA – 2024” facesse al caso mio, e ad oggi sono sempre più convinta di questa scelta. Complice anche l’accoglienza meravigliosa dell’associazione L’Africa Chiama che ci ha subito fatte sentire a casa e il sostegno che ci ha dimostrato sia a livello tecnico che personale, supportandoci in ogni fase e cambiamento.    

Il contesto in cui L’Africa Chiama opera a Lusaka, in Zambia, è precisamente il compound di Kanyama, il più grande e popoloso con circa 900.000 abitanti, 8 lingue ufficiali e più di 70 dialetti parlati. L’attività dell’associazione mira a migliorare le condizioni sociali e psico-fisiche dei ragazzi con disabilità e a promuovere l’accesso, a quest’ultimi, a servizi scolastici adeguati grazie all’affiancamento consapevole di famiglie e insegnanti.                              

Di professione Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica, ho guardato molto da vicino la disabilità e soprattutto lo stigma che si porta dietro, in Italia come in Africa, e questo è stato un ulteriore e fondamentale motivo che mi ha portata in Zambia.                                                                  

La decisione di partire per un intero anno di servizio civile è dettata dalla voglia di mettermi in gioco, spesso anche mettendomi in discussione e impegnandomi ad abbondare ogni sovrastruttura. Il servizio civile significa anche per me difesa non violenta in contesti in cui vengono negati i diritti umani, farsi promotore di una pace positiva e dello sviluppo a 360 gradi. È un’occasione di cittadinanza attiva in cui si ha la possibilità di mettersi al servizio di un bene comune, oltre ad essere una grandissima esperienza di crescita personale e non. Ti permette inoltre di prendere coscienza delle tue risorse e capacità per attuare scelte quanto più consapevoli e responsabili, ed infine sperimentare competenze. 

Certa della portata e del peso che ha già in sé quest’esperienza, mi piacerebbe partire libera da ingombranti e pesanti schemi mentali, e dunque priva di aspettative importanti che non mi permetterebbero di vivermi appieno l’esperienza. Quello che mi auguro è di lasciarmi profondamente condurre da tutto ciò che incontrerò, sentire fino in fondo ogni cosa con cui verrò a contatto ed infine mi auguro di restare il più possibile connessa con me stessa per poi riuscire a connettermi con gli altri. Mi auguro più semplicemente di lasciarmi contaminare e contaminare a mia volta, confrontarmi con l’altro ed incontrarlo, non giudicare e soprattutto amare. 

Non so se ho effettivamente risposto al quesito che mi ero indirettamente posta e al quale stavo cercando di rispondere, ovvero: “Perché parto? Cosa sto chiedendo a quest’esperienza?” Ma so per certo che quelle elencate sopra sono le basi dalle quali voglio partire. E non so nemmeno, a pochi giorni dalla partenza, se sono pronta o se mai lo sarò, ma sono fiduciosa nel percorso e in tutto ciò che esso comporta.

Articolo di Giada Bennardello, operatrice volontaria in Servizio Civile Universale in Zambia

GIADA BENNARDELLO SCU ZAMBIA