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Il servizio civile in Tanzania per Caterina

Sette nuovi ragazzi sono partiti per la loro esperienza di servizio civile in Kenya, Tanzania e Zambia: qui saranno per un anno un tassello fondamentale della grande macchina che è L’Africa Chiama.
Per questo, abbiamo chiesto a ognuno di loro di raccontare la propria storia.

Ciao a tutt*! Mi presento, sono Caterina

Sono una delle due volontarie in Servizio Civile Universale che quest’anno seguiranno i progetti de L’Africa Chiama in Tanzania.


Generalità e connotati: classe ‘97, occhi e capelli castani, alta un po’ come le montagne dell’appennino che mi hanno fatto da culla e da casa in questi – quasi – 28 anni, e che, oltre che casa, sono anche la mia grande passione. Dal 2020 sono anche una fisioterapista, da sempre interessata al mondo della disabilità e dell’età evolutiva. Anche nel tempo libero non smetto di usare le mani: quando posso, mi piace dipingere, suonare, creare, cucinare.


Rimanendo in tema, non con l’idea di “dare una mano” ma di metterla a disposizione, ho deciso di partecipare al bando per il Servizio Civile Universale 2024/25 e di partire quindi per Iringa: la voglia di mettersi in gioco, a servizio di una causa in cui credo fortemente – l’inclusione delle persone con disabilità e l’affermazione dei loro diritti – era forte ed ho colto al volo questa opportunità, che capita una sola volta nella vita.


Sono poi curiosa di scoprire e osservare sul campo la Riabilitazione su Base Comunitaria, a me finora sconosciuta ma di cui intuisco le tante potenzialità, anche (e forse soprattutto) per la nostra realtà occidentale.
È altrettanto forte il desiderio di vivere sulla mia pelle il senso di comunità – sia quella locale, che spero, con rispetto, di conoscere almeno un po’, sia quella più grande e collettiva, della cittadinanza globale – che traspare dall’impostazione del progetto, dall’integrazione dello stesso nella realtà di Iringa, dai racconti di chi prima di me è stato là. Aspetto con entusiasmo i cambiamenti che porterà con sé questa esperienza di condivisione, unione delle forze verso un obiettivo più grande e comune, di arricchimento e di crescita sotto tanti punti di vi(s)ta.


Entrare a contatto con una cultura nuova e con un modo per me inedito di vivere la vita, di concepire sé stessi, gli altri e il mondo, credo e spero che getterà una nuova luce sui tanti aspetti di cui si compone un’esistenza (umano, relazionale, professionale, sociale – dunque politico), e mi aspetto di raccogliere e portare con me al ritorno nuove idee ed energie da impiegare nelle relazioni e nei contesti di vita che troverò sulla mia strada.


Mi auguro, in ultima battuta, di essere all’altezza di quanto scritto, di avere durante il percorso l’opportunità di stringere relazioni autentiche e generative, di percepirmi parte di qualcosa che trascende l’individuale e si fa collettivo.
Lasciandomi toccare da ciò che verrà e vedrò, aprendo mente e cuore ed assaporando ogni sensazione (anche le più difficili da maneggiare e collocare) mi auguro di risvegliare quell’umanità che tutti ci accomuna e che, oggi più che mai, trovo necessaria a questo mondo.


Caterina

Caterina non è partita da sola per il suo servizio civile in Tanzania: leggi anche il racconto di Anna.