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Nessuno è utile, siamo tutti indispensabili: perché scegliere il servizio civile con L’Africa Chiama in Italia

Articolo Alessandra Furlani SCU Italia – 2024/2025

“Tutti sono utili, nessuno è indispensabile”. Quante volte vi è capitato di sentire questa frase? A me un’infinità, e sinceramente credo non esista concetto più sbagliato. Non si tratta di credersi superiori, ma di entrare nell’ottica che ciascuno di noi lascia inevitabilmente un segno indelebile con le persone con cui entra in contatto per un periodo più o meno lungo: un po’ come è capitato a me durante questo anno di servizio civile.

Diverse volte mi sono sentita dire che se non ero stata in Africa allora non aveva senso il mio servizio civile a L’Africa Chiama. Una domanda allora mi sorge spontanea: in Italia l’Africa non c’è? Non c’è anche qui bisogno di tendere la mano alle persone che decidono di ricostruire tutto da capo nel nostro paese? Io penso proprio che siamo tutti indispensabili e responsabili di un’accoglienza che vorremmo fosse fatta a noi se ci capitasse di dover lasciare tutto e emigrare.

In questi troppo brevi dodici mesi ho imparato tanto da tutto lo staff de L’Africa Chiama che mi è stato accanto; ho conosciuto e ascoltato storie di chi è partito lasciando ogni affetto, alla ricerca di un futuro migliore; ho osservato culture e credenze diverse dalle mie, in particolare in alcune occasioni come la Settimana Africana Regionale e il Corso Volontari (due eventi che una volontaria in servizio civile può solo amare, ve lo garantisco); ho avuto l’opportunità di insegnare ai piccoli del doposcuola la bellezza della diversità e la possibilità di accettarsi per la propria unicità.

Per farvi capire quanto fare il servizio civile con L’Africa Chiama possa incidere nella propria vita e su quella degli altri vi racconterò di quando mi capitò di partecipare ad una cerimonia musulmana. Sono stata invitata perché ho fatto amicizia con la persona protagonista della cerimonia mentre tentavo di insegnarle a parlare italiano: anche se non sapevamo come comunicare, piano piano abbiamo imparato a capirci senza parole.


Aver avuto l’occasione di vivere questo evento non solo è stato per me fonte di grande gioia, ma è stato come sentirsi catapultati in una realtà parallela: quando sono arrivata al pranzo mi sono sentita bianca in mezzo a quaranta persone nere.

Io vestita molto formale, loro un po’ come gli pareva, un po’ in tuta, un po’ con vestiti tradizionali del loro paese. Le donne per gran parte del tempo sono state in cucina a preparare il pranzo, un ricco riso con carne di agnello e delle verdure a me sconosciute (ma molto buone).

Da bere non c’era alcol, ma bissap (una bevanda a base di karkadè) e succo di zenzero. Ecco, mai avrei immaginato di percepire cosa vuol dire sentirsi in minoranza. È stato un momento molto strano ma che mi ha fatto mettere nei panni di chi arriva da un paese straniero: bisogna ripartire da zero, è tutto diverso, dalla pelle, agli usi e costumi, il cibo, la lingua, ecc. 

Eppure, se invece di farci spaventare dalla diversità la accogliessimo, capiremmo quanto ci può arricchire e quanto può rendere più emozionante la nostra vita. Un po’ com’è capitato a me durante questo anno di servizio civile: una giostra di diversità, un continuo mettere in discussione le proprie certezze, decostruirsi per ricostruirsi, esperienze sempre nuove e mai prevedibili.

Per questo tutte le persone che ho incontrato in quest’incredibile esperienza sono state per me indispensabili, perché tutti, dal primo all’ultimo, mi hanno reso una persona diversa, mi hanno guidato in delle esperienze uniche che hanno lasciato un segno indelebile nella mia vita.

Perciò, se tra voi lettori ci fosse qualcuno che ha un’età compresa tra i 18 e i 28 anni non mi lascerei sfuggire quest’occasione, e non pensate che sia un’esperienza significativa solo se si va all’estero. Il servizio civile con L’Africa Chiama, ovunque si faccia, ti cambia la vita per sempre.

Alessandra Furlani, volontaria in Servizio Civile Universale nell’anno 2024/2025 a Fano