Articolo di Chiara, volontaria SCU in Kenya
Era un mercoledì di metà settembre e, come ogni mercoledì, i ragazzi del progetto Special Children venivano al nostro Centro. Tra loro c’era anche JJ., uno dei beneficiari. Quel giorno JJ. tendeva a rimanere isolato, sembrava disinteressato alle attività; era assorto a fissare il suo telefono. Avvicinandomi incuriosita, scopro che stava guardando ripetutamente un video di un ballerino di Nairobi molto famoso online, conosciuto da parecchi dei nostri beneficiari e molto ammirato da alcuni di loro, tra cui JJ. Da quell’episodio apparentemente banale e grazie all’interesse di JJ., è nata l’idea e il desiderio di provare ad invitare il ballerino al centro per tenere una lezione di danza ai nostri ragazzi.
Passavano le settimane e, a inizio novembre, lo staff del progetto Special Children stava valutando di adottare un sistema per ricompensare mensilmente i ragazzi più meritevoli. E’ così che la lezione di danza è diventata una perfetta occasione per dare modo ai ragazzi di comportarsi al meglio in vista delle “ricompense”. Due mesi dopo quel famoso mercoledì, infatti, il sogno della lezione si è avverato. Erano due settimane che JJ. non si presentava al Centro e, nelle settimane precedenti, anche se presente, sembrava nervoso, arrabbiato. Ero dispiaciuta all’idea che potesse perdere l’opportunità di incontrare uno dei suoi idoli, ma grazie al passaparola tra i ragazzi, mercoledì 6 novembre JJ., in occasione della lezione di danza, è venuto al centro. Non lo avevo mai visto così felice come quando ha visto arrivare i ballerini. Era pietrificato, niente quel giorno sembrava poter rimuovere il sorriso che aveva in viso.
La giornata si è rivelata straordinaria per tuttə: i ragazzi erano entusiasti e noi dello staff siamo rimasti positivamente sorpresə da molti di loro. I ragazzi solitamente riluttanti a partecipare alle attività si sono messi in gioco, altri, timidi e riservati, si sono rivelati euforici: non volevano smettere di ballare! Io e gli altri membri dello staff eravamo increduli.
Quella “semplice” lezione di danza realizzava il sogno di alcuni dei nostri ragazzi e offriva ad altri uno strumento per esprimersi, per emergere come mai avevano fatto prima. L’iniziativa quindi si è rivelata un successo, persino il ballerino ne è stato entusiasta tanto che ha insistito affinché portassimo qualche ragazzo nella sua scuola di danza per una lezione gratuita.
Per inaugurare la prima esperienza-premio per i più meritevoli non abbiamo esitato a cogliere questa opportunità. Così abbiamo selezionato i ragazzi e domenica 24 novembre li abbiamo convocati al Centro senza dir loro nulla; il premio doveva essere una sorpresa!
La scuola di danza si trova a 45 minuti di auto dal centro, in un quartiere frequentato da persone benestanti. Una lezione costa circa 500 scellini (poco più di 3,50 euro), a cui si dovevano aggiungere circa 15 euro per il trasporto andata e ritorno: un costo proibitivo per i nostri ragazzi, considerando che lo stipendio medio giornaliero nella loro zona è in totale di 500 scellini.
Dopo aver pranzato al centro, coi ragazzi ci siamo diretti verso il mezzo che ci avrebbe portato alla scuola: i ragazzi erano già increduli ed entusiasti alla vista dell’automobile. Durante il viaggio, la loro curiosità era palpabile: si guardavano attorno e facevano continuamente domande. Giunti alla palestra dove si sarebbe tenuta la lezione di danza, i ragazzi non si rendevano ancora conto di cosa stesse per accadere fino all’arrivo di Mickey: così increduli sono stati accolti con entusiasmo dal ballerino e dal suo team e non hanno esitato a cimentarsi nell’apprendimento della coreografia. Tra loro c’era un ragazzo molto timido, che in quattro mesi avevo sentito parlare raramente, ma dopo quella lezione è diventato un’altra persona. A forza di ballare senza sosta si è lasciato andare come non aveva mai fatto tanto che, quando ho riportato il fatto alla madre, persino lei ha stentato a crederci, confessandomi che non lo aveva mai visto ballare.
In quella scuola, dopo che tuttə hanno imparato la coreografia, è tradizione girare un video con un videomaker professionista. Un altro dei nostri ragazzi, deciso a fare parte del video, per altro con una evidente predisposizione per la danza, da che era entusiasta ed emozionato, appena prima di registrare mi ha guardato preoccupato e mi ha detto: “Chiara, io non posso fare il video” e al mio “Perché?” ha risposto: “Perché non ho le scarpe”. Quello stesso ragazzo, che si vergognava a girare il video in ciabatte perché non poteva permettersi le scarpe, alla fine ha trovato il coraggio e ha girato il video ballando insieme al maestro.
Quello che abbiamo vissuto e provato quel giorno rimarrà per sempre impresso e custodito nei nostri ricordi. Dopo questa esperienza abbiamo compreso ancora di più che oltre ad offrire ai ragazzi servizi fondamentali come il supporto nutrizionale, la possibilità di lavarsi e di lavare i propri vestiti, o ancora il supporto medico e scolastico, è cruciale offrire loro opportunità concrete che gli permettano di esplorare, esplorarsi e che li aiutino a far emergere le proprie passioni e interessi.
Articolo di Chiara Cretti, volontaria in Servizio Civile Universale a Nairobi