Articolo di Anita Romagnoli, Desk Estero in Italia
Con agosto si conclude il progetto Ripartire dalla vita finanziato dai fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.
Il progetto ha preso avvio nel settembre 2023 con l’obiettivo di ridurre la trasmissione verticale dell’HIV da madre a figlio.
In KENYA il 6,6% delle donne tra i 15 e i 49 anni convive con l’HIV. A causa della trasmissione verticale del virus, il 15% di bambine e bambini di madri sieropositive nascono già contagiati, nonostante esista un farmaco in grado di bloccare la trasmissione del virus da mamma a bambino.
La trasmissione al feto o al neonato può avvenire durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno. Oggi il rischio di trasmettere l’HIV da madre a figlio è al di sotto del 4% se viene somministrata la terapia antiretrovirale alla madre durante la gravidanza e al neonato per le prime sei settimane di vita. Per stabilire se è avvenuto il contagio il bambino deve essere sottoposto a controlli in strutture specializzate per almeno i primi diciotto mesi di vita in quanto, anche se il bambino non ha contratto l’HIV, gli anticorpi materni possono rimanere nel sangue fino al diciottesimo mese di vita.
Il governo keniano ha adottato il protocollo PMTCT – Prevention of Mother To Child Transmission of HIV/AIDS, attraverso il quale la mamma sieropositiva può ridurre la possibilità di trasmissione del virus al bambino. Purtroppo attualmente solo una madre su dieci può accedere al programma e ancora di meno possono seguirlo con le corrette modalità. Spesso l’eccessiva difficoltà di accedere alla cura scoraggia le mamme sieropositive dal proseguirla, anche a causa delle loro condizioni psico-fisiche. Inoltre, il programma di prevenzione del governo non fornisce alla paziente la necessaria assistenza psicologica e nutrizionale, entrambe essenziali affinché la cura sia sostenibile ed efficace nel tempo.
Di fronte alle difficoltà affrontante dalle mamme L’Africa Chiama ha deciso di offrire un supporto aggiuntivo alle giovani donne. In particolare le attività implementate grazie al progetto sono state quelle di supporto alimentare e sanitario, garantendo alle mamme e ai loro bambini un giusto apporto nutrizionale e un supporto sanitario per le visite di rutine e bisogni specifici relativi alla loro condizione. Inoltre, le mamme si sono riunite settimanalmente e assieme alla coordinatrice del progetto Margaret e a formatrici esperte hanno affrontate tematiche legate all’HIV e alla cura dei loro figli. Sono stati importanti inoltre i momenti di confronto e condivisone delle esperienze tra le mamme che hanno portato a una maggiore consapevolezza ed empowerment delle mamme.
Sono stati significativi i risultati raggiunti:31 mamme e i loro figli e figlie sono state inserite nel programma di supporto; 12 sono state le mamme che hanno concluso il programma in seguito al compimento del 18° mese di vita del figlio/figlia. Tutte loro hanno concluso il programma con successo ossia al termine del 18° mese di vita il bambino/a è risultato negativo al test dell’HIV e quindi è stata evitata la trasmissione verticale; 10 sono state le mamme che hanno avviato o potenziato delle piccole attività di business per avere maggiore indipendenza economica.
Significativa, infine, è stata la partecipazione di 7 mamme alla marcia in occasione della giornata mondiale contro l’HIV, avvenuta lo scorso dicembre. La loro partecipazione ha mostrato quanto significativo è stato il percorso avviato e la consapevolezza acquisita dalle donne stesse sull’importanza di abbattere lo stigma sull’HIV che ci fa ben sperare, passo dopo passo, in un mondo libero da stereotipi e pregiudizi.
Articolo di Anita Romagnoli, Desk Estero in Italia