Sono tornata.
Ho vissuto un'esperienza straordinaria.
Sono partita per questo lungo viaggio con l'idea di gettare una piccola goccia sull'incendio, per fare la mia minuscola parte... proprio come il colibrì della famosa favola africana.
Ho avuto in cambio una pienezza che credo di non aver mai avvertito prima d'ora.
Un periodo senza tempo, dove contano solo l'alba e il tramonto. Una pausa di sospensione dal giudizio. Giorni talmente pieni di sentire, essere e fare da non lasciare spazio ad alcuna sofisticazione.
Vorrei raccontarvi tutto, ma non riesco a trovare le parole.
Vorrei esprimere quanto è dolce Georgy e quanto è radioso il suo sguardo, mentre sorride a dispetto del suo respiro rantolante.
Vorrei spiegare quanto è incasinata e allo stesso tempo incredibilmente armonica Iringa, con i suoi mercati, quanto è elegante l'incedere dei Masai, quanto è tenero e attento Petro mentre guida il suo bajaj sognando di visitare l'Italia, quanto è bella Lightness che gattona velocissima sul piazzale della casa dei volontari, quanto è fragorosa la risata di Nasri mentre cammmina sul deambulatore, quanto è stata grande la sorpresa nel trovarmi davanti, in Africa, Niccolò Fabi, in un momento in cui, da giorni, avevo in mente le sue canzoni, così adatte all'intensità e alla poesia di ciò che stavo vivendo, quanto è stato bello e sincero il suo abbraccio, da essere umano a essere umano, perchè lui era lì, come tutti noi, come un fratello in mezzo ad altri fratelli.
Vorrei farvi sentire quanto è accogliente Casa Call Africa quando risuona di tutti i dialetti d'Italia, quanto sono straordinari, generosi e solidali i volontari che ho incontrato, quanto è rosso il tramonto sulla terrazza del Sunset, quanto sono forti le nonne e le mamme dei bambini che ho conosciuto, quanto brillano i colori dei loro vestiti variopinti, fieri e spavaldi davanti alla durezza della loro vita.
Vorrei dire quanto sono straordinariamente belli, puri e sinceri i sorrisi dei bimbi a scuola, che sono i sorrisi di tutti i bambini del mondo, quanto sono piccole e buie le case che ho visitato per il progetto Kipepeo, quanto sono casinare le cuoche delle mense scolastiche, quanto pesano i secchi dell'acqua per cucinare, quanto sfregare ci vuole per lavare a mano i vestiti pieni di macchie, quanta speranza, mista ad una strana fiducia nei miracoli, ti sale nel sollevare e manipolare piccoli corpi rigidi e contratti sotto lo sguardo attento e fiducioso di chi li ha partoriti, quanto scotta sulle mani la zuppa da prendere con la tazza nei pentoloni fumanti, di corsa, perché i bambini aspettano in fila, quanto è pungente il fumo delle braci negli occhi, quanto riscalda il chai quando tira il vento freddo dell'inverno africano e quanto sono buone le patate con la salsa di peperoncino a colazione.
Quanto è bello strafregarsene di come sei conciato e di quanto sono messi male i tuoi capelli.
Quanto è confortante sentirsi a casa.
Io non lo so come si racconta l'intensità dell'emozione che ho provato in tutte queste piccole cose e l'amore che sto provando nel ripercorrere i momenti vissuti.
Forse, solo una parola può riassumere tutto questo.
È una parola swahili.
Sambamba
Fianco a fianco 🧑🤝🧑👭👫👬🧑🤝🧑
Asante Tanzania
Asante watoto
Asante Call Africa
A presto ❤️
Ilaria di Punzio, volontaria ad Iringa in Tanzania (luglio,agosto 2024)
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