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PIACERE, WADANGA – L’ordinaria storia di un bambino dal potenziale straordinario

Articolo di Maristella Lunardon dallo Zambia

Ciao a tutti! Vi presento Wadanga, un piccino dal volto serioso. È molto difficile far sorridere Wadanga. È uno di quei bambini che non cascano a nessuno scherzo, non cedono al solletico, ma ti guardano dritto negli occhi come per chiederti: “Ma tu, adulto, con chi credi di avere a che fare?”. Ha solo tre anni, ma ha uno sguardo penetrante e magnetico.

Perché vi parlo di Wadanga? Lui è uno dei piccoli pazienti che usufruiscono del servizio di fisioterapia offerto dal Centro Shalom. I nostri fisioterapisti, John e Vanessa, lo incontrano nella scuola Mbaweni, partner locale di L’Africa Chiama, dove frequenta il primo anno della sezione per l’infanzia. Il piccolo Wadanga è nato con una malformazione congenita alle braccia: si sono sviluppate “a metà”, sono prive delle mani, inoltre le ossa non stanno crescendo nella giusta direzione e questo gli ha sempre provocato dei forti dolori.

Wadanga vive con la madre di 26 anni a Makeni Villa, parte del compound di Kanyama, ma a prendersi cura di lui sono soprattutto la nonna, la zia e la cugina. La mamma, infatti, è molto impegnata: è insegnante di scuola secondaria ma allo stesso tempo sta studiando all’università per aggiornarsi. Un titolo di studio più alto equivale a un lavoro migliore, che le permetterà di sostenere al meglio la sua famiglia e il suo bambino. Del padre di Wadanga non si parla molto: ha lasciato la madre e il bambino poco dopo la sua nascita e non lo hanno più rivisto.

Ogni giovedì John e Vanessa fanno con lui degli esercizi per aiutarlo a stare in piedi (non ha ancora imparato a camminare). Però il dolore al braccio ha sempre rappresentato un ostacolo e li preoccupava perché il piccolo soffriva molto… Così i fisioterapisti hanno riferito il caso di Wadanga ai loro colleghi dell’ospedale ortopedico di BeitCure e hanno fatto in modo che il bambino fosse visitato da specialisti. Dopo un paio di visite, Wadanga è stato operato: gli è stato finalmente rimosso il tessuto osseo che gli causava tanto dolore. Ora Wadanga si sta rimettendo. John e Vanessa ogni settimana verificano la condizione del braccio e spiegano alla zia e alla cugina come fasciare e prendersi cura della ferita.

La situazione sta migliorando e i fisioterapisti hanno gradualmente ricominciato a stimolare Wadanga. La cosa straordinaria e meravigliosa è che lui, così piccolo, ha iniziato a usare i piedi come se fossero le sue mani ed è già in grado di tenere una penna e disegnare e di portarsi il cibo alla bocca. Riesce ad afferrare con quelle dita piccine anche gli oggetti più piccoli e fragili, come le sue adorate patatine!

Proprio come dice il motto di L’Africa Chiama, “dis-abilità non è in-abilità”: a ogni bambino devono essere dati gli strumenti per sviluppare le proprie capacità peculiari per garantire l’autonomia a scuola e nella vita di tutti i giorni. È così che si dà la possibilità al bambino di costruire il futuro con le proprie mani, oppure come nel caso di Wadanga, con i propri piedi!

Maristella Lunardon, volontaria in servizio civile in Zambia (2017/2018)

 Maristella Lunardon volontaria in Zambia

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